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                Dov’è  la mia Compagnia? Dappertutto è un incessante rintronare di granate,  di zaffate maleodoranti che fanno lacrimare gli occhi, di terra che  vola in aria. Sento il bisogno di gridare dalla disperazione, di  correre, di fuggire via da questo inferno; spicco grandi balzi, poi  improvvisamente mi ritrovo disteso e mi addormento con l’innocenza  di un fanciullo…..le ferite da curare e un’inaspettata licenza.  Torno a casa, al mio habitat montanino, nel quale ero nato e  cresciuto, finché arrivò il flagello della guerra a sradicarmi e a  portarmi lontano, a sfidare la morte, con l'incognita che forse non  avrei più fatto ritorno….e ora, trovarmi al mio paese natìo, dove  tutto procede secondo gli arcaici ritmi stagionali, e la natura  reitera la propria opera senza clamori, diventando, allo stesso  tempo, la forza creatrice ed il creato, quella sciagura bellica, quel  castigo umano, mi si presenta come la reminiscenza di un incubo  offuscato, un sogno angoscioso e lontano; talmente remoto da apparire  irreale. E l'irrequietezza che ne deriva, pur con flebile mestizia,  accentua la sensazione di sentirmi più che irrelato, senza  possibilità di riconciliazione, da quella belligerante catastrofe,  mentre qui, al paese, l'accrescere della considerazione … per ogni  istante vissuto con pieno godimento; … perché sono a casa, nel mio  mondo, fatto di profumi intensi, colori, e suoni dall’arcaica  naturalezza; …..un paradisiaco giardino, custodito da Martina, che  della montagna ha colto, fin da bambina, quella dimensione di pace  che dovrebbe essere condizione di vita di ogni uomo affinché i monti  vicini non diventino mai lontani. |